Rassegna stampa del Consiglio e diritti d'autore - Risparmiamo 80.000 euro di denari pubblico

Set. 13 2013

Curiose

le prese di posizione sull'argomento. C'è chi sostiene che avrei dovuto promuovere vertenza nei confronti dell'aggiudicatario dell'appalto per la rassegna stampa da fornire ai consiglieri.

La vicenda.

Il Consiglio, negli anni scorsi aveva bandito appalto per la fornitura ai consiglieri di un servizio di rassegna stampa, per un costo tra i 70.000 e gli 80.000 euro. Denari pubblici ovviamente. Per un paio d'anni

ha partecipato una sola ditta, locale. L'ultimo bando, aperto nel 2012 e quindi prima che io fossi eletto alla guida del Consiglio, l'ha vinto una ditta di fuori regione. Apriti cielo. Era pure del sud.... Ma le regole sono uguali per tutti. Chi costa meno vince. E così era accaduto. La ditta locale, spiazzata dal fatto di non essere l'unica partecipante ha fatto la sua offertya, ed ha perso. E riapriti cielo! Da li sono iniziate tutta una serie di pressioni, telefonate, sms, mail, finanche interrogazioni, interventi su facebook e articoli sulla stampa, non solo locale. Insomma, un caso nazionale. Un editore sostiene di aver concesso IN ESCLUSIVA i diritti d'autore, guarda caso, proprio alla ditta che invece l'appalto l'aveva perso. Conseguenza, questo editore promuove causa, e il tribunale, come prevedbile, gli da ragione. Ovvio che si procede quindi con la risoluzione del contratto. Bene dico io. Si risparmia. Non potevo non assegnare l'appalto perchè quando sono arrivato in carica, era già terminata la procedura. Era obbligo, a scanso di cause, con esborso di denari pubblici. Posso però approfittare della situazione per scioglierlo. E si risparmia.

Le critiche.

Si sostiene ora che la risoluzione (improriamente definita rescissione, che è altra e ben diverso istituto giuridico) sarebbe dovuta avvenire con tanto di richiesta di danni. Affermazione curiosa, perchè chi lo sostiene afferma di sapere che nel bando non era prevista alcuna clausola di tal genere. Quindi? Avrei dovuto coinvolgere il Consiglio in una causa di dubbia soluzione? Magari dovendo pagare spese legali con denari pubblici? Preferisco risolvere la questione e risparmiare oltre.

Considerazioni.

Il sistema non funziona. Se un editore concede il diritto IN VIA ESCLUSIVA, non è più possibile che la pubblica amministrazione (il Consiglio Provinciale è una pubblica amministrazione) possa effettuare un appalto pubblico: significa in poche parole che è quell'editore a sciegliere il fornitore del servizio al posto del Consiglio. Snaturamento totale del concetto di bando di gara di appalto pubblico, che per sua natura è destinato alle regole della trasprenza e dell'economicità. L'editore si fa pagre i diritti da tizio, e nessuno diverso da tizio può partecipare. Stratagemma che vi lascio immaginare quali conseguenze potrebbe avere. 

I costi.

Ma chi l'ha detto che i consiglieri debbano usufruire di un servizio di rassegna stampa che costa ai cittadini 70-80 mila euro l'anno? Con le indennità che percepiscono possono tranquillamente farsi abbonamenti ai giornali con poche centinia di migliaia di euro.

E pensate che chi spinge per conservare questa spesa a carico della collettività sono proprio quelli che a parole fanno il diavolo a quattro per risparmiare. 

Serve quindi una legge che regolamenti questo particolare settore imprenditoriale. Con le regole attuali, l'assegnazione di un servizio di rassegna stampa rischia di violare tutte le norme sugli appalti pubblici con le connesse garanzie, riducendosi ad un sistema potenzialmente clientelare e per pochi furbetti.